La collezione di monete fanesi della Fondazione della Cassa di Risparmio di Fano viene esposta in quattro monetieri ospitati presso il Museo di Scienze Naturali di Palazzo Bracci-Pagani di Fano. Nel 2018 ne e' stato pubblicato il catalogo completo.

 Fra le opere d’arte che la Fondazione acquisì nei decenni scorsi, figura una collezione di monete battute dalla Zecca di Fano e ad essa riferibili, messa insieme in molti anni di intelligenti ed appassionate ricerche da un concittadino. L’ operazione è quasi più significativa rispetto alle acquisizioni precedenti in quanto, non solo si evitò che una collezione “fanese” venisse dispersa, ma si diede prova della moderna sensibilità della Fondazione che non restava legata ai vecchi schemi culturali che consideravano “opere d’arte” solo quelle figurative, specialmente di grandi autori. Infatti, come documenti imprescindibili per una compiuta conoscenza della storia della società, le monete, oltreché mezzo di pagamento, sono un veicolo importante per studiare le implicazioni e le problematiche economiche e sociali, e le mutazioni del gusto e delle mode per le rappresentazioni ivi presenti.  La collezione, 242 pezzi in rame, lega, e argento, documentava compiutamente la produzione della Zecca di Fano, iniziata tra la fine del ‘300 e gli inizi del ‘400 e conclusasi solo nel 1797, come si vedrà in seguito. Si tratta di una delle più importanti collezioni di monetazione fanese, sia per numero che per qualità dei pezzi, con la presenza di monete conosciute in uno o due esemplari al massimo. L’esistenza in una località della zecca è indice sicuro dell’importanza che il luogo ha avuto economicamente e politicamente, perché una “officina monetaria” aveva ragion d’essere solo in città dove c’era un buon interscambio commerciale e che si trovassero in buoni rapporti con le massime autorità politiche (Imperatore o Pontefice) che, sole, potevano concedere il diritto di battere moneta. Questo nel periodo medievale e per quello immediatamente successivo; poi con l’affermarsi degli Stati regionali e nazionali tale prerogativa, come altre, verrà ad essere fatta propria ed esclusiva dei poteri centrali. Essendo la nostra una piccola zecca, le sue monete sono spesso autentiche rarità e la perfezione formale e l’eleganza di quelle prodotte nel primo periodo di attività, sino alla fine del cinquecento fecero sì che piccioli, quattrini, baiocchi,mezzi grossi, grossi, giulii, testoni, furono sempre “apprezzati” su tutte le piazze, e spesso imitati e contraffatti da Feudatari e Principi d’Alta Italia, quali gli Ippoliti di Gazzoldo ed i Gonzaga di Castiglione delle Stiviere, specie all’epoca di Sisto V.
Dalla prefazione di Daniele Diotallevi al catalogo della collezione di monete di Fano della Fondazione della cassa di Risparmio di Fano